Platone e problemi interpretativi: il punto di vista di Plotino

 

Platone e problemi interpretativi: il punto di vista di Plotino

Franco Ferrari

L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli ha ospitato un seminario curato dal professor Franco Ferrari, docente presso L’Università di Salerno: gli appuntamenti hanno coinvolto i non pochi interessati dal giorno 23 al 26 maggio

“Plotino e il Neoplatonismo: problemi storiografici e filosofici”. Con questo titolo si è aperto il primo dei quattro appuntamenti, dove l’attenzione del professore Ferrari si è principalmente focalizzata sulla questione storiografica e terminologica: cos’è il Neoplatonismo?

Esso consiste, appunto, in una “nostra” categoria storiografica, inaugurata a partire dai primi decenni dell’Ottocento. In seguito si è però iniziato a parlare di Medioplatonismo: ulteriore categoria storiografica utilizzata, stavolta, con lo scopo di rappresentare la fase di pensiero dei filosofi che hanno introdotto la filosofia di colui che sarà poi definito come il padre degli stessi neoplatonici: Plotino.

Il primo problema di tipo storiografico è già evidente: c’è stato davvero qualcuno la cui filosofia ha avuto una forza tale da porre le basi del pensiero di Plotino?

Zeller è stato colui che più di tutti si è occupato di questa questione: Plotino avrebbe avuto dei precursori. Il caso più celebre è quello dell’allievo Numenio. Questi sarebbe stato addirittura plagiato da Plotino, perché pensatore scomodo e in alcuni casi anticipatore del suo maestro. La teoria dei due intelletti potrebbe essere un esempio: Numenio valorizzava con essa la formulazione dell’ipotesi di un intelletto primo, precedente allo stesso Demiurgo, e diversamente da questo inconoscibile e irraggiungibile. Non è difficile riscontrare similitudini con il pensiero delle ipostasi, frutto dell’ulteriore approfondimento del maestro Plotino.

Abbandonata questa tesi non proprio cara ai plotinisti, si è successivamente passati ad un’altra altrettanto meno cara ai platonisti. Questi ultimi, da sempre sostenitori di un’interpretazione scettica di Platone, hanno dovuto fare i conti con il lento imporsi di un’innovativa immagine dogmatica del pensiero platonico. Per circa due secoli il Platonismo e tutte le varie problematiche ad esso connesse, sono stati i protagonisti di un vero e proprio campo di battaglia.

Dopo questo approfondito quadro storico e interpretativo, si è poi passati ad una più attenta analisi del pensiero di Plotino. Si è chiaramente partiti dalla prima ipostasi: l’Uno.

Quest’ultimo, descritto come semplice ma allo stesso tempo eterogeneo, è lo stesso che gode del più alto grado di perfezione; perfezione data dalla capacità generatrice: si è perfetti nella misura in cui si è capaci di produrre. L’Uno produce ogni cosa, ma prima di tutto produce la seconda ipostasi: l’Intelletto. Il secondo in ordine di perfezione, questo rappresenta, in termini platonici, il celebre Demiurgo o il mondo delle Idee: creazione materiale dell’Anima. Giungiamo alla terza ipostasi.

Arrivati a questo punto, però Plotino dovette fare i conti con un’apparente contraddizione: come può l’Uno produrre il molteplice senza abbandonare il suo stato di unicità?

La derivazione del Primo è data dalla capacità generatrice posseduta dall’Intelletto ma pur sempre originaria dell’Uno. In altre parole la perfezione dell’intelletto, frutto della capacità generatrice che esso possiede, non è altro che una perfezione inferiore, parto di un’imitazione della più alta e assoluta perfezione dell’Uno. L’unità resta dunque garantita dalla necessaria riconduzione che ogni prodotto, che appartenga esso all’Intelletto o all’Anima, sente sempre e solo nei confronti dell’unico motore.

E così soggetto ed oggetto si identificano, le Idee sono a loro volta Intelletto e il tutto è identico alle parti: ogni Idea è in atto se stessa e in potenza il mondo stesso.

Continuando per la sua strada, Plotino sostiene la stessa idea di semplicità e di unicità anche nel campo estetico. Il suo principio di unicità delle Bellezza mette inevitabilmente in discussione il classico concetto di proporzionalità: laddove proporzione significherebbe insieme di più parti. Bello non è più armonia delle parti, bensì semplicità e dunque unicità della singola parte.

Plotino si è inoltre esso stesso attribuito il merito di aver saputo interpretare quello che era il vero messaggio del pensiero di Platone: l’Anima, in quanto terza ipostasi, non sarebbe completamente discesa. Anzi, una parte di essa sarebbe rimasta ancorata all’Intelletto: una parte di noi si troverebbe in un mondo altro da questo, ma di questo ovviamente non ci è dato avere coscienza.Da qui è possibile spiegare la possibilità, seppur rara, del ricongiungimento dell’Anima con il suo principio: si tratta di un’Esperienza estatica − o meglio in termini heideggeriani di un Evento − data da una Non visione, da un Contatto, da una Coincidenza o ancora da un’Illuminazione: immagini queste, che Plotino utilizza in sostituzione della Visione, evidentemente portatrice del tanto da lui contrastato concetto di Dualismo.

Lorena Jessica Alfieri

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