Tradurre (in) Europa: il mestiere del traduttore

 

Tradurre (in) Europa: il mestiere del traduttore

Immagine tratta dalla locandina dell'evento

Mercoledì 24 novembre, nella sede di Via Marina dell'Orientale, si è tenuto l'incontro Tradurre per Mestiere. Noti professionisti della traduzione hanno avuto la possibilità di far conoscere le insidie, i problemi, ma anche le grandi soddisfazioni che è possibile trovare nel mondo del'editoria

Stefania de Lucia, dottoranda in Letterature Comparate presso l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale, ha avuto il piacere di introdurre gli ospiti della conferenza: Andrea Spila e Melani Traini, affermati professionisti nel campo della traduzione letteraria e tecnica, a fianco di Marina Rullo e Vincenzo Barca, noti traduttori anch'essi ma sopratutto membri del Sindacato Nazionale Scrittori, sezione traduttori. I tanti studenti presenti hanno avuto l'occasione di assistere ad un'interessante discussione su temi strettamente pratici riguardanti il mestiere del traduttore: come presentarsi ad un editore? Quali sono i contratti e le tariffe che bisognerebbe evitare? Quale è la differenza tra la traduzione tecnica e la traduzione letteraria? Quali sono i raggiri più comuni, e quali sono le ricompense di questo delicato mestiere di mediazione culturale? La platea ha avuto così modo di conoscere, in molti casi per la prima volta, un mestiere sospeso tra creazione artistica e artigianato, che richiede dedizione, accortezza e soprattutto iniziativa. Come in altri mestieri indipendenti, è necessario che il traduttore diventi manager di se stesso, costruendo una rete di contatti, conoscenze e amicizie, promuovendo il proprio lavoro ed imparando a sapersi proporre sul mercato. Un mestiere antico e che eppure ha tratto enorme vantaggio dalle nuove tecnologie e dai nuovi mezzi di comunicazione informatici, grazie all'introduzione di software di traduzione, dizionari on-line, forum per lo scambio di informazioni. Grande spazio ha avuto infine una riflessione sul ruolo dell'Università nella formazione delle future generazione di traduttori. Troppo spesso, secondo l’opinione unanime dei relatori presenti, l'Università non prepara a sufficienza lo studente al duro impatto con la realtà lavorativa: pochissime ore dedicate all'esercitazione pratica, professori di traduzione che, seppure preparatissimi sul piano accademico, non essendo professionisti di questo ambiente non possono indirizzare e consigliare efficacemente i propri studenti nelle loro scelte. L'incontro si è chiuso così nell'augurio che Università e mondo del lavoro possano collaborare molto più strettamente, in uno scambio di esperienze e competenze nell'interesse sopratutto dei giovani e di tutti coloro che intendono intraprendere la difficile ma gratificante carriera del traduttore, agente di cultura e ponte tra lingue vicine e lontane.

Michele Trocchia

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