Per una politica non emozionale

 

Per una politica non emozionale

Il libro di Maffesoli

Il Web Magazine dell'Orientale documenta una lezione di Anna Maria Pedullà, che critica con energia il modo sempre più "emozionale" di intendere la politica

 Napoli, L’Orientale, 20 maggio 2011. Partendo dal testo di Maffesoli Icone d’oggi (Sellerio, 2009), la professoressa Anna Maria Pedullà, docente di Metodologia e storia della critica letteraria presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, tiene una lezione che è anche una profonda e critica riflessione socio-politica sulla contemporaneità.

Il referente imprescindibile della situazione attuale è l’indiscusso potere mediatico, che contribuisce, anzi, costruisce ad arte quella politica dell’emozionalità che è propria delle istituzioni governative e che ha ormai preso il posto di quella illuminata della razionalità.

La dimensione intersoggettiva, l’esperienza della collettività e di un io comune si cerca solo attraverso il virtuale o lo schermo televisivo, restando, però, sempre intrappolata in una manipolazione dall’alto e in un solipsismo.

La politica stessa, non a caso, non punta più sull’elemento comunitario ma sulla personalità del singolo, in un sistema rappresentativo che è sempre più miticoanziché reale.

Il “fatto di pancia” prevale sulla razionale capacità di discernimento, l’appello a raggiungere il peso-forma fa leva sulla sensibilità edonistica del singolo: non sarebbe forse meglio educare alla scienza alimentare sin da piccoli, parlando di consumi e di come l’obesità e le conseguenti malattie graverebbero sulla società e sulla crisi economica?

Questo è un esempio ben concreto, seguito da quello metaforico – ma altrettanto efficiente – che la docente ricava da una fiaba dello scrittore danese Hans Christian Andersen, I vestiti nuovi dell’imperatore: un re vanitoso va in giro senza abiti, convinto di indossare un tessuto invisibile ma pregiatissimo, e tutti i suoi cortigiani non fanno che aumentarne il potere adulandolo e fingendo di non accorgersi della sua nudità, finché l’ingenua voce di un bambino non esclama esplicitamente: “Ma non ha niente addosso!”.

La nostra coscienza dovrebbe essere la stessa del bambino, dovrebbe portarci alla consapevolezza e alla naturalezza nel gridare che “il re è nudo”.

Solo così il potere della cultura e della mente illuminata e razionale potrà avere la meglio sulla seduzione emozionale che ci governa.

Conclude la Pedullà: “Sarò moralista?”, e propone all'uditorio – producendo quasi una rima con la domanda – la sua personale e molto franca risposta, evidentemente negativa.

Luisa Lupoli

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